Il successo delle Pmi italiane nel commercio internazionale

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Il successo delle Pmi italiane nel commercio internazionale

La presenza della piccola e media imprese italiane (PMI) nelle moderne economie industriali non è più considerata come un fenomeno residuale destinato a coprire gli spazi operativi lasciati liberi dalla grande azienda.

Secondo i sostenitori della teoria dello sviluppo, infatti, i percorsi evolutivi delle imprese si incentravano tutti sull’accrescimento delle dimensioni aziendali, come soluzione senza alternative nel processo di selezione economica e di mercato.
In verità non vi è l’abbattimento di un mito, la grande impresa, e la sostituzione di questo con un altro, ovvero la PMI: piuttosto la prefigurazione di uno schema di sistema economico ed industriale in cui convivono dimensioni aziendali diverse, non sempre e necessariamente in una definita posizione di subordinazione che poggia sul parametro dimensionale, che in varie forme e combinazioni realizzano i processi di trasformazione e di scambio di beni e servizi.

Se poi l’impresa, sia grande che minore, decide di espandere la propria attività di interscambio al di fuori dei confini nazionali deve programmare attentamente tale decisione strategica, tenendo conto:

  • dei fattori
  • delle motivazioni
  • delle difficoltà che l’attività esportativa comporta.

I fattori strutturali e strategici

L’attivazione e lo sviluppo delle correnti esportative traggono origine dall’esistenza combinata di una pluralità di fattori, che ne costituiscono la premessa e ne assicurano forza propulsiva.

Tali fattori possono essere essenzialmente di due tipi:

  • strutturali;
  • strategici e di management.

Fattori che condizionano il processo di internazionalizzazione delle imprese

Variabili strutturali:

  • Condizioni di ingresso in un mercato estero
  • Struttura competitiva del mercato estero
  • Fattori macro-ambientali e variabili congiunturali
  • Struttura competitiva del mercato di origine

Opzioni strategiche

  • Obiettivi d’impresa
  • Risorse disponibili forze/debolezze vantaggi competitivi
  • Cultura e clima organizzativo d’impresa
  • Processo di selezione della combinazione paese-prodotti

Le prospettive per avere successo nell’esportazione dei prodotti dipendono non solo dalla disponibilità di idonei fattori strutturali, ma anche dall’individuazione di adeguate strategie che guidano l’azione di penetrazione, nonché da risorse e competenze manageriali adatte a gestire le strategie fissate.

I punti di forza su cui possono contare le imprese spesso costituiscono fattori oggettivi di successo potenziale, ma perché questo diventi realtà è necessario identificare percorsi strategici precisi, in modo che i punti di forza vengano impiegati in maniera coerente con gli obiettivi fissati, e che la gestione della strategia sia affidata ad un management che abbia professionalità e la mentalità giusta per orientarsi nella complessa realtà dei mercati internazionali.

Inoltre le condizioni per la penetrazione e la conquista dei mercati esteri si complicano enormemente per l’intervento di una serie di circostanze che in genere sono assenti nei mercati nazionali; infatti il processo di internazionalizzazione delle PMI è sottoposto a vincoli ed impedimenti di diversa natura, la cui incidenza può essere più o meno significativa a seconda del tipo d’impresa, della nazione d’origine e di quella di destinazione.

Le motivazioni attive e reattive

Le motivazioni delle PMI all’espansione internazionale non sono solo di natura oggettiva, ma anche soggettiva; quest’ultime, infatti, intervenendo nella valutazione del processo d’internazionalizzazione, sia in termini di vantaggi che di vincoli ed impedimenti, determinano la diversificazione fra grande impresa e PMI. Infatti, mentre nella prima la decisione finale sintetizza le diverse e numerose valutazioni individuali garantendo così una certa oggettività, nelle seconde sono le motivazioni del singolo imprenditore a svolgere un ruolo fondamentale con il rischio che questi pecchi di un eccesso di soggettivismo.

Questo elemento soggettivo non è detto che provochi esclusivamente delle conseguenze negative: l’impresa che mira ad acquisire una maggiore dimensione internazionale per appagare un proprio desiderio di prestigio sa che arricchendo la propria esperienza può acquisire ulteriori conoscenze di natura tecnologica, di marketing e di gestione generale, accrescendo così allo stesso tempo anche la propria forza competitiva.

Quelle PMI italiane che sfruttando la propria specializzazione o la capacità di apportare innovazioni tecnologiche sono riuscite a rivestire una posizione di leadership nei mercati esteri vengono mosse da motivazioni attive che le hanno portate ad espandersi negli spazi liberi di mercato. Viceversa le aziende di piccole e medie dimensioni, che operano in ambienti economici caratterizzati da intensi fenomeni d’imitazione, e quindi dove non prevale la specializzazione, assumono il più delle volte un atteggiamento reattivo e puntano su una maggiore diversificazione, operando su segmenti di mercato che erano stati precedentemente trascurati.

I rischi del commercio con l’estero

Fabbisogno cognitivo delle PMI

  1. Diversità del sistema bancario
  2. Diversità di legislazione e di normative nella regolamentazione dei rapporti commerciali
  3. Diversità di regime doganale e valutario
  4. Diversità di usi e consuetudini commerciali
  5. Diversità di cultura, lingua, costumi
  6. Possibilità di incorrere in rischi aggiuntivi dovuti alla diversità di moneta
  7. Diverso significato dato ai termini commerciali in uso
  8. Maggior impegno assorbito dai trasporti e dai trasferimenti sia dei beni che dei servizi e dei mezzi finanziari
  9. Maggior difficoltà nel raccogliere tutte le informazioni necessarie ad una buona conoscenza del mercato in cui si intende operare
  10. Rischio Paese (rischio di trasferimento valutario)

In generale anche se è innegabile che la stabilizzazione nei mercati internazionali costituisce per le PMI una ghiotta occasione di sviluppo non si devono affatto dimenticare le difficoltà che incontra un’azienda nell’affrontare i mercati esteri.

I diversi tipi di difficoltà, ovvero ostacoli, vincoli e rischi, comportano per l’impresa maggiori costi aziendali e mancati profitti di fine esercizio; questo stato di fatto compromette sensibilmente lo sviluppo all’estero in forme stabili e consolidate.

L’espansione internazionale delle PMI necessita comunque di sufficienti risorse gestionali, organizzative e finanziarie; se queste non sono presenti all’interno dell’azienda, né acquisibili mediante l’azione di organismi esterni d’assistenza e promozione all’export, le imprese che intendano esportare devono far ricorso a forme di cooperazione interaziendale mono e plurisettoriale.

Fonte: nwmercati

Denis Torri

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