BELGIO – AGEVOLAZIONI – DENIS TORRI

Analizzando  un
progetto di internazionalizzazione nelle sue fasi iniziali, relativamente alla
scelta dei Paesi si potrebbe valutare anche il vicino Belgio, che per
caratteristiche Paese, normative giuridico- fiscali e agevolazioni in alcuni
ambiti offrè delle opportunita. A cura di Denis Torri Ica Network

Nel proseguo le diverse tipologie di società in Belgio

Società per Azioni

Capitale sociale: è costituito da
azioni ed il minimo previsto è di € 61.500.

Azioni: non possono più essere al
portatore e quelle in essere vanno eliminate entro il 2013.

Responsabilità: limitata alla
quota sottoscritta.

Riserva legale: deve esservi
accantonato ogni anno il 5% degli utili netti della società fino al
raggiungimento del 10% del capitale sociale.

Soci: devono essere almeno due.

Organi societari: sono previsti
un consiglio di amministrazione, un collegio sindacale, un’assemblea generale
degli azionisti, un consiglio di impresa, un revisore contabile

PROCEDURE COSTITUTIVE

Sono previste due forme di
costituzione:

1. Diretta: l’atto costitutivo è
redatto dai soci;

2. Per pubblica sottoscrizione:
la costituzione avviene in presenza dei sottoscrittori successivamente alla
redazione e pubblicazione dell’atto costitutivo.

In ogni caso, i requisiti
fondamentali devono risultare da atto scritto autenticato da un notaio

MODALITA’ DI REGISTRAZIONE ED
ALTRE FORME DI CONTROLLO

Un estratto dell’atto notarile
necessario per la costituzione della società deve essere depositato nella
cancelleria del Tribunale civile e pubblicato nel supplemento della Gazzetta
Ufficiale

Società a responsabilità limitata

Capitale sociale: deve essere
minimo di € 18.550, interamente sottoscritto ed in parte interamente versato.

Soci: uno o più.

Responsabilità: limitata a valore
quota sociale

Quote: devono essere iscritte nel
Registro delle Azioni della società.

Riserva legale: deve esservi
accantonato almeno il 5% degli utili netti fino al raggiungimento del 10% del
capitale.

Organi societari: è previsto un
consiglio di amministrazione, un collegio sindacale, un’assemblea generale dei
soci, un consiglio di impresa, un revisore contabile   Deve essere costituita per atto notarile               Un estratto dell’atto notarile deve essere depositato
nella cancelleria del Tribunale civile entro 15 giorni dalla sua redazione e
poi deve essere pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale

Società in nome collettivo

Ha personalità giuridica.
Responsabilità: illimitata

Società in accomandita semplice

Ha personalità giuridica. Soci e
responsabilità: attivi, la cui responsabilità è illimitata e che sono impegnati
nella direzione dell’impresa; non attivi, aventi responsabilità limitata al
proprio conferimento e non partecipano alla direzione aziendale

Società in accomandita per azioni

Ha personalità giuridica. Soci e
responsabilità: uno o più soci hanno responsabilità illimitata e detengono il
controllo dell’impresa, gli altri hanno una responsabilità limitata al loro
apporto

Fondazione

E’ un’organizzazione non a scopo
di lucro la cui fonte di reddito può essere originata da una donazione. E’
assoggettata all’imposta sul reddito nella misura in cui svolge un’attività di
affari.

Cooperativa

Ha personalità giuridica. Soci e
responsabilità: almeno tre aventi responsabilità limitata o illimitata.

Quote: nominative e trasferibili
ad altri soci alle condizioni previste nello statuto.

Cooperativa di partecipazione:
qualora lo statuto preveda che la metà degli utili sia distribuita ai soci in
quote uguali e l’altra metà sia distribuita in misura proporzionale ai
rispettivi conferimenti.

Ditta individuale

È una società con un unico
proprietario che è una persona fisica. Il singolo proprietario versa le imposte
sul reddito percepito.

Denis Torri Desteco

Fonte: EU, Varie




UE – Startup e nuove Imprese

Per avviare una nuova impresa o espanderne una già esistente in un altro paese dell’UE, occorre conoscere le norme vigenti e rivolgersi allo sportello nazionale unico pertinente.

Trovare il posto adatto per avviare una startup in vari paesi dell’UE:

Che cosa potete fare?

 I cittadini dell’UE hanno il diritto di:

  • avviare una propria attività (anche individuale) in qualsiasi paese dell’UE e in Islanda, Norvegia o Liechtenstein
  • istituire una società affiliata di un’impresa esistente con sede nell’UE e registrata in un paese dell’UE.

Requisiti

I requisiti variano a seconda del paese. Tuttavia, l’UE invita tutti i paesi a soddisfare alcuni standard per agevolare l’avvio di nuove imprese, come:

  • limite massimo di 3 giorni lavorativi per creare un’impresa
  • costo inferiore ai 100 euro
  • un unico organo amministrativo competente per tutte le procedure
  • possibilità di completare tutte le formalità di registrazione online
  • possibilità di registrare una società in un altro paese dell’UE online (mediante gli sportelli unici nazionali).

Finanziamento e assistenza

Esistono vari tipi di finanziamento dell’UE per le imprese startup. Per scoprire quale finanziamento si addice alle vostre esigenze, è possibile visitare il sito dello Startup Europe Club e cercare possibilità di finanziamento

Potete anche usufruire della piattaforma partnership Startup Europe per ricevere assistenza nel caso voleste espandere o sviluppare la vostra impresa.

Se volete aumentare la visibilità del vostro progetto imprenditoriale, potete registrarlo nel portale dei progetti di investimento europei. Il portale vi consente inoltre di entrare in contatto con eventuali investitori a livello internazionale.

Torri Denis Alborino

Refidest – Ica Network

Fonte: EU

 

Visitate anche i siti con gli ultimi articoli pubblicati

( molto interessanti ) di Denis Torri:

www.denistorri.com
www.torridenis.com
www.torridenis.com/breakingnews/
www.denistorri.eu
www.denistorri.info
www.denistorri.info/news
www.torri.info
www.torri.info/denis/
www.torridenis.eu
www.torridenis.eu/eventi
 https://issuu.com/denistorri
https://issuu.com/denistorri/docs/tfmagazine_september_october_2017
https://issuu.com/denistorri/docs/tf_magazine_dicembre_2017

Buona lettura e Buona giornata.

 

 

www.torridenis.eu/cultura

 

 




Grandi progetti Ricerca & Sviluppo: la nuova procedura di accesso – Denis Alborino Torri – Desteco Lugano

Incremento delle risorse finanziarie destinate agli interventi agevolativi “Agenda digitale e Industria sostenibile” e nuove domande a partire dall’8 gennaio 2018

Con il decreto del Ministro dello sviluppo economico 18 dicembre 2017, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 15 dicembre scorso, sono state incrementate le risorse finanziarie destinate agli interventi in favore di grandi progetti di ricerca e sviluppo di Agenda digitale e Industria sostenibile, a valere sulle risorse del Fondo rotativo per il sostegno alle imprese e gli investimenti in ricerca e ulteriori modifiche alla relativa disciplina recata dal decreto 24 luglio 2015.

Agli interventi sono stati infatti destinati:

  • 350.000.000,00 di euro del FRI, a valere sulla dotazione di risorse FRI, per la concessione di agevolazioni nella forma del finanziamento agevolato;
  • e 100.000.000,00 di euro del FCS, a valere sulle risorse del FCS, per la concessione di agevolazioni nella forma del contributo diretto alla spesa.

Con lo stesso decreto è stata inoltre introdotta un’importante modifica nelle misure di aiuto rispetto agli interventi fin qui attuati:

  • il contributo alla spesa viene elevato al 20% dei costi agevolabili (rispetto al 10% per le grandi imprese e al 15% per le piccole e medie imprese),
  • mentre il finanziamento agevolato viene fissato nella misura compresa tra il 50% e il 60% per le grandi imprese e tra il 50% e il 70% per le piccole e medie imprese (finora era compreso tra il 50% e il 70% per tutte le imprese).

Il tasso d’interesse resta pari al 20% di quello di riferimento, con un minimo dello 0,8%.

Le modifiche saranno applicate alle nuove domande di Agenda digitale e Industria sostenibile, che, come indicato nel decreto del Direttore generale per gli incentivi alle imprese 18 dicembre 2017 potranno essere presentate a partire dall’8 gennaio 2018.

Lo sportello resterà aperto tutti i giorni lavorativi, dal lunedì al venerdì dalle ore 10.00 alle ore 19.00. Già da oggi sarà possibile, tramite la piattaforma informatica del Soggetto gestore alla pagina https://fondocrescitasostenibile.mcc.it/mise-fcs/, cominciare a predisporre le domande.

Mentre alle domande relative all’intervento agevolativo “Industria sostenibile” presentate fino al giorno lavorativo precedente l’8 gennaio 2018 si applicano le disposizioni di cui al decreto del Ministro dello sviluppo economico 24 luglio 2015 vigenti prima delle modifiche introdotte dal decreto ministeriale 18 ottobre 2017.

Per approfondimenti: Decreto del Ministero dello Sviluppo Economico del 18.12.2017

 

Torri Denis Alborino

Refidest – Desteco

 

Fonte: EU, Ministero dello Sviluppo Economico

 




Il greggio statunitense ai massimi – Denis Torri –

Il greggio statunitense ai massimi degli ultimi due anni per la chiusura dell’oleodotto Keystone

Nonostante la settimana sia stata caratterizzata da volumi di scambio ridotti, a causa della chiusura dei mercati statunitensi per la festività del Ringraziamento e della scarsa pubblicazione di dati economici, venerdì la maggior parte degli indici ha chiuso al rialzo informa Denis Torri – Desteco –

Martedì le azioni Usa hanno registrato un’impennata, toccando nuovi massimi. L’S&P 500 ha superato quota 2.600 e, pur non riuscendo a mantenersi su tale livello, ha comunque chiuso su nuovi massimi. Il settore tecnologico ha alimentato il rally, e anche il settore healthcare ha segnato un progresso. Alla riapertura dei mercati, dopo il Ringraziamento, l’S&P 500 e il Nasdaq hanno raggiunto i massimi storici, con i retailer concentrati sul Black Friday.

La Presidente della Federal Reserve, Janet Yellen, ha annunciato le sue dimissioni dal Board of Governors lasciando il posto a Jerome Powell, nonostante il suo mandato sarebbe scaduto nel 2024. La reazione dei mercati alla notizia è stata debole, poiché la decisione è in linea con quella dei suoi predecessori. Per quanto riguarda le altre notizie provenienti dalla Fed, è stato pubblicato il verbale dell’ultima riunione del FOMC, che rivela la preoccupazione di diversi policymaker sulla persistente debolezza dell’inflazione, che spinge il dollaro al ribasso.

Gli indici europei hanno registrato un inizio di settimana difficile, a causa dell’incertezza politica in Germania illustra Torri Denis Alborino – Ica Network -. I colloqui per una coalizione a tre sono falliti domenica sera, a causa delle divergenze in materia di politica sull’immigrazione. La Cancelliera Angela Merkel ha dichiarato di preferire un ritorno alle urne rispetto alla creazione di un governo di minoranza. Mentre gli investitori hanno mantenuto un atteggiamento cauto sulla situazione in Germania, le notizie positive sul fronte corporate e il livello record della fiducia delle imprese tedesche hanno spinto i mercati al rialzo. Venerdì, l’SPD si è dichiarato pronto a riaprire il dialogo con la Cancelliera per superare la fase di stallo. Nel Regno Unito, la sterlina ha inizialmente registrato un crollo dopo che l’Office for Budget Responsibility, un ente governativo indipendente, ha rivisto al ribasso le sue previsioni di crescita del Regno Unito per il 2017 dal 2% all’1,5%, per poi recuperare più avanti nel corso della settimana.

L’indice di riferimento di Hong Kong, Hang Seng, ha chiuso sopra quota 30.000 per la prima volta dopo dieci anni, sostenuto dalla solidità degli utili di società come Tencent, che lunedì è diventata la prima società cinese con una capitalizzazione di mercato superiore a 500 miliardi di dollari. Tuttavia, il giorno dopo il mercato ha registrato una pesante flessione, perdendo l’1%, dovuta al peggioramento del sentiment causato dal calo dei titoli continentali. L’indice Shenzhen Composite ha lasciato sul terreno il 2,9%, trascinato dall’andamento di finanziari e tecnologici.

Il prezzo del petrolio statunitense ha toccato i massimi degli ultimi due anni, a causa della parziale chiusura dell’oleodotto di Keyston. Questa settimana il benchmark internazionale, il Brent Crude, ha guadagnato l’1,8 %, toccando i 63,9 dollari al barile, mentre il West Texas Intermediate ha registrato un aumento del 4,2%.

Denis Alborino Torri

Fonte: EFG




La quiete prima della tempesta ?

Articolo a cura di Denis Alborino Torri  – Desteco – Refidest – Ica Network

Calma piatta sui mercati nell’ottava appena conclusa, con movimenti dei prezzi contenuti per la maggior parte degli asset. A livello globale, prosegue il rialzo delle azioni, sebbene durante la settimana in esame il settore abbia registrato solo un +0,5%, sostenuto principalmente dai dati macroeconomici e dai risultati positivi messi a segno dai finanziari americani nel terzo trimestre. Le performance registrate sui vari mercati, dagli Stati Uniti all’Asia, passando per l’Europa, non hanno mostrato grandi differenze. In tale contesto, il mercato giapponese ha sovraperformato e il VIX, l’indice che misura la volatilità sull’SP500, è prevedibilmente sceso di nuovo, toccando quota 9,5 e avvicinandosi così al livello registrato la scorsa settimana (9,2), con cui ha segnato i minimi da diversi anni.

I rendimenti delle obbligazioni governative si sono mantenuti bassi in un contesto di inflazione contenuta; gli spread dei paesi periferici dell’area Euro si sono contratti, contribuendo a ridurre lo spread delle obbligazioni corporate europee, a differenza di quello sui corporate bond statunitensi, che si è allargato di alcuni punti base, pur mantenendosi su livelli storicamente bassi. Stessa calma anche sul mercato dei cambi, dove i principali cross valutari hanno registrato movimenti contenuti. Solo le commodity sono state caratterizzate da una maggiore vitalità, trainate dai ciclici, come petrolio e rame, mentre le crescenti incertezze sul piano geopolitico hanno sostenuto il prezzo dell’oro.

L’andamento del metallo giallo sembra infatti riflettere in parte le preoccupazioni sui possibili sviluppi delle questioni riguardanti l’Iran, la Corea del Nord, i negoziati sul nuovo NAFTA e la Catalogna, le quali non sembrano aver influenzato in altro modo i mercati. È veramente la quiete prima della tempesta, per citare le parole pronunciate qualche giorno fa da Trump in merito all’accordo sul nucleare con l’Iran?

La questione catalana potrebbe esserne una dimostrazione continua Torri Denis  – Desteco. Sebbene il presidente della Generalitat di Catalogna Carles Puigdemont non abbia proclamato l’indipendenza, non ha nemmeno escluso questa possibilità. Quest’ambiguità ha portato il governo di Madrid alla richiesta di chiarire la posizione della Catalogna entro e non oltre giovedì 19 ottobre. Se la dichiarazione di indipendenza, al momento sospesa, non sarà inequivocabilmente rettificata, il governo centrale, autorizzato dalla Costituzione spagnola e con l’approvazione del Senato, potrà assumere il controllo della regione. Una tale circostanza, sebbene pienamente autorizzata dalla legge, potrebbe generare una nuova ondata di violenza e scontri nonché alimentare la diffidenza verso i titoli spagnoli e incrementare il rischio di contagio nei confronti dell’Italia.

Tuttavia, i mercati hanno a disposizione un potente antidoto per accrescere la loro resilienza nei confronti di questi eventi che non sembrano essere sistemici: l’economia è tornata a crescere e la ripresa globale sta continuando ad un passo più veloce. A dichiararlo è l’FMI, che settimana scorsa, nell’ultimo World Economic Outlook, ha rivisto al rialzo le stime di crescita globale per il 2017 e il 2018. Dopo anni in cui la ripresa è stata debole, spesso percepita come fragile ed esposta ai rischi di ribasso per qualsivoglia ragione, ora il cielo è insolitamente sgombro di nubi. La tempesta può sempre arrivare, ma non sembra essere dietro l’angolo.

Denis  Alborino Torri

 

Fonte: EFGB, EU

 




Politica estera e di Sicurezza – Denis Alborino Torri – Articolo

La politica estera e di sicurezza dell’UE si è progressivamente sviluppata nel corso degli anni e consente all’Unione di esprimersi con un’unica voce sulla scena mondiale. Agendo collettivamente, i 28 paesi membri dell’UE hanno un peso di gran lunga maggiore rispetto a quanto ne avrebbero muovendosi in ordine sparso inizia Denis Torri  – Desteco.

Il trattato di Lisbona del 2009 ha rafforzato questo settore d’intervento mediante la creazione:

  • dell’alto rappresentante dell’UE per gli affari esteri e la politica di sicurezza
  • il corpo diplomatico dell’UE.

Pace e sicurezza

La politica estera e di sicurezza dell’UE si prefigge di:

  • preservare la pace e rafforzare la sicurezza internazionale
  • promuovere la collaborazione internazionale
  • sviluppare e consolidare:
    • la democrazia
    • lo Stato di diritto
    • il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali.

Diplomazia e collaborazione

L’UE svolge un ruolo di primo piano riguardo ai grandi temi internazionali, tra cui il programma nucleare iraniano, la stabilizzazione della Somalia e del Corno d’Africa e la lotta al surriscaldamento del pianeta. La sua politica estera e di sicurezza, volta a risolvere i conflitti e a promuovere la comprensione fra i popoli, si basa sulla diplomazia; gli scambi, il commercio, gli aiuti umanitari, la sicurezza e la difesa spesso svolgono un ruolo complementare.

Essendo il principale donatore mondiale di aiuti allo sviluppo, l’UE si trova nella posizione ottimale per cooperare con i paesi in via di sviluppo informa Torri Denis Alborino.

Con il loro peso economico e demografico, l’Unione e i suoi 28 Stati membri rappresentano una grande potenza mondiale. L’UE è anche la prima potenza commerciale, dotata della seconda valuta più importante del mondo, l’euro. La tendenza ad adottare decisioni comuni in materia di politica estera ne rafforza l’influenza.

L’UE collabora con i maggiori protagonisti della scena mondiale, comprese le potenze emergenti. L’obiettivo è garantire che tali relazioni siano basate su interessi e vantaggi reciproci. L’UE organizza periodicamente incontri al vertice con Canada, Cina, Giappone, India, Russia e Stati Uniti. Le sue relazioni internazionali comprendono i seguenti temi:

  • istruzione
  • ambiente
  • sicurezza e difesa
  • criminalità
  • diritti umani.

Missioni per il mantenimento della pace

L’UE ha inviato missioni di pace in diverse zone di crisi del mondo. Nell’agosto del 2008 ha contribuito a negoziare un cessate-il-fuoco tra Georgia e Russia e inviato i suoi osservatori per monitorare la situazione. Ha inoltre fornito aiuti umanitari agli sfollati sottolinea Denis Alborino Torri.

Nel Kosovo ha inviato poliziotti e magistrati per garantire l’ordine pubblico.

Mezzi d’intervento

L’UE non dispone di un esercito permanente. Nell’ambito della sua politica di sicurezza e di difesa comune utilizza invece contingenti speciali forniti dai paesi dell’UE per:

  • le operazioni comuni di disarmo
  • le missioni umanitarie e di soccorso
  • le azioni di consulenza e assistenza militare
  • la prevenzione dei conflitti e il mantenimento della pace
  • la gestione delle crisi, ad esempio il ristabilimento della pace e la stabilizzazione in seguito a un conflitto.

Dal 2003 l’UE ha svolto 30 tra missioni civili e operazioni militari in tre continenti. Tutte le missioni sono state organizzate in risposta a crisi:

  • costruzione della pace dopo lo tsunami in Indonesia
  • protezione dei rifugiati in Mali e nella Repubblica centrafricana
  • lotta alla pirateria al largo della Somalia e del Corno d’Africa
  • L’UE svolge ora un ruolo importante di garante della sicurezza.

Dal gennaio 2007 è stata in grado di effettuare operazioni d’intervento con due gruppi tattici concorrenti, ciascuno composto da 1 500 uomini. Questa tecnica permette di avviare quasi simultaneamente due operazioni distinte. Le relative decisioni sono prese dai ministri nazionali dei paesi europei in sede di Consiglio dell’UE.

Legami più stretti con i paesi vicini: la politica europea di vicinato

La politica europea di vicinato gestisce le relazioni dell’UE con 16 paesi vicini meridionali ed orientali.

A sud: Algeria, Egitto, Giordania, Israele, Libano, Libia, Marocco, Palestina (questa designazione con comporta il riconoscimento della Palestina come Stato e non pregiudica le posizioni su tale riconoscimento), Siria e Tunisia.

Ad est: Armenia, Azerbaigian, Bielorussia, Georgia, Moldova e Ucraina.

La politica di vicinato punta a rafforzare le relazioni con i vicini orientali e meridionali e a promuovere i seguenti aspetti:

  • associazione politica
  • integrazione economica
  • maggiore mobilità delle persone.

Con l’espansione dell’UE, i paesi dell’Europa orientale e del Caucaso meridionale sono diventati più vicini. La loro sicurezza, stabilità e prosperità ci riguarda sempre più da vicino. Nel 2009 è stata avviata un’iniziativa politica comune, il partenariato orientale, per intensificare le relazioni dell’UE con sei paesi dell’Est europeo. Una più stretta collaborazione tra l’UE e i suoi partner dell’Europa orientale (Armenia, Azerbaigian, Bielorussia, Georgia, Repubblica di Moldova e Ucraina) è un elemento fondamentale delle relazioni esterne dell’Unione.

A seguito della primavera araba, l’UE ha rilanciato la politica europea di vicinato per sostenere meglio i partner che avviano riforme orientate alla democrazia, allo Stato di diritto e ai diritti umani. Il suo obiettivo è incoraggiare in questi paesi uno sviluppo economico solidale e promuovere, oltre alle relazioni con i governi, forme di collaborazione con diversi gruppi e organizzazioni.

L’UE sostiene anche paesi vicini colpiti da crisi e conflitti. È il principale donatore a favore delle vittime in Siria, cui ha destinato aiuti per oltre 3,2 miliardi di euro dal 2011 a oggi. L’UE sta anche cercando di aiutare la Libia nell’attuale difficile situazione politica e di sicurezza nazionale.

L’UE continua a sostenere gli sforzi internazionali per portare la pace in Medio Oriente. È a favore della creazione di uno Stato palestinese che vive fianco a fianco con Israele. UE, ONU, USA e Russia (il cosiddetto “Quartetto”) stanno collaborando per incoraggiare entrambe le parti a pervenire ad un accordo. Stanno anche lavorando a stretto contatto con i partner delle regione per una soluzione pacifica del conflitto.

Il programma nucleare iraniano è stato una delle principali fonti di tensione a livello internazionale. Lo storico accordo del novembre 2013 con la comunità internazionale ha segnato un primo passo verso la soluzione della questione e rappresenta un tributo per il ruolo svolto dall’UE nei colloqui di pace condotti a nome della comunità internazionale.

Denis Alborino Torri

Refidest – Desteco – Ica Network

 

Fonte: Europa.eu, EU

 




Svizzera Accordi di libero scambio – ( Denis Alborino Torri )

Documento di sintesi a cura di

Denis Alborino Torri Ica Network – Desteco Lugano – Refidest

Oltre alla Convenzione AELS e all’accordo di libero scambio con l’Unione europea (UE), la Svizzera dispone di una rete di 28 accordi di libero scambio con 38 partner non appartenenti all’UE. Tali accordi sono di solito conclusi nell’ambito dell’Associazione europea di libero scambio (AELS); la Svizzera può però concludere accordi di libero scambio anche al di fuori dell’AELS, così com’è avvenuto con il Giappone e la Cina, inizia Denis  Alborino Torri Desteco – Ica Network  – Refidest.

La politica di libero scambio della Svizzera mira a migliorare le condizioni quadro che governano le relazioni economiche con certi partner economicamente importanti. L’obiettivo è garantire alle imprese svizzere un accesso ai mercati internazionali il più possibile privo di ostacoli e di discriminazioni rispetto a quello di cui beneficiano i loro principali concorrenti. Le misure di apertura dei mercati esteri sono particolarmente importanti nell’ambito della politica di stabilizzazione economica del Consiglio federale.

Con alcuni partner, gli Stati AELS firmano anche dichiarazioni di cooperazione. Tali dichiarazioni presuppongono un dialogo istituzionalizzato sulle possibilità di approfondimento dei rapporti economici che, in un secondo momento, potrebbero sfociare in negoziati di libero scambio .

Obiettivi e strategia

La Svizzera è fortemente orientata all’esportazione e ben integrata nell’economia mondiale. Gli scambi di beni e servizi e gli investimenti internazionali sono determinanti per la prosperità del Paese. Migliorare costantemente l’accesso ai mercati esteri è dunque uno degli obiettivi fondamentali della sua politica economica internazionale. Il miglior modo per raggiungerlo è tramite l’Organizzazione mondiale del commercio (OMC), consiglia Torri Denis Alborino Desteco – Refidest – Ica Network Lugano.

Per completare la liberalizzazione multilaterale degli scambi, sempre più Paesi concludono simultaneamente accordi di libero scambio bilaterali o plurilaterali, regionali o interregionali. La Svizzera si avvale degli accordi di libero scambio (ALS) per garantire alle proprie imprese un accesso ai mercati internazionali per lo meno equivalente a quello di cui beneficiano i suoi principali concorrenti (UE, Stati Uniti e Giappone), anch’essi intenzionati a intessere fitte reti di accordi. Gli ALS sono dunque uno strumento importante per mantenere e rafforzare la competitività della piazza economica elvetica.

La strategia di politica economica esterna del Consiglio federale contempla quattro criteri per la scelta di un eventuale partner di libero scambio:

  1. rilevanza economica effettiva e potenziale dell’eventuale partner;
  2. portata delle discriminazioni reali o potenziali che scaturirebbero da ALS tra l’eventuale partner e importanti concorrenti della Svizzera;
  3. disponibilità negoziale dell’eventuale partner e prospettive di riuscita;
  4. altre considerazioni, come ad esempio i benefici che si trarrebbero, a livello di stabilità e sviluppo economici, dalla conclusione di un accordo di libero scambio con un eventuale partner o – più in generale – la compatibilità con gli obiettivi della politica estera della Svizzera.

In un primo momento, cioè all’inizio degli anni ’90 – dopo la conclusione dei primi accordi con la Turchia e Israele – gli Stati AELS puntarono alla conclusione di accordi di libero scambio soprattutto con i paesi dell’Europa centrale e orientale. Come l’UE, anche i membri AELS conclusero accordi di libero scambio con i Paesi dell’Europa centrale e orientale con il duplice obiettivo di consolidare le riforme economiche di questi ultimi e migliorare il reciproco accesso ai rispettivi mercati. L’adesione all’UE il 1° maggio 2004 di Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca, Slovacchia, Slovenia, Estonia, Lettonia e Lituania, il 1° gennaio 2007 di Romania e Bulgaria e il 1 luglio 2013 di Croazia , ha portato alla risoluzione dei rispettivi accordi. Oggi, il libero scambio con questi Paesi si regge sull’accordo stipulato nel 1972 tra Svizzera e UE. In Europa sono attualmente in vigore accordi di libero scambio AELS con Macedonia, Albania, Serbia, Ucraine e Montenegro. L’accordo di libero scambio con Bosnia-Herzegovina è stato firmato il 24 giugno 2013. Dei negoziati sono attualmente in corso con i paesi membri dell’ Unione doganale Russia/ Belarussia/ Kazakistan, informa Denis  Alborino Torri Desteco – Ica Network  – Refidest.

A partire dalla metà degli anni ’90 la rete di accordi si è progressivamente estesa al bacino mediterraneo: in questa zona sono stati finora conclusi otto accordi, rispettivamente con Turchia, Israele, Marocco, Autorità palestinese, Giordania, Libano, Tunisia ed Egitto. Attualmente sono in corso negoziati con l’Algeria. Scopo dei Paesi AELS è partecipare alla zona di libero scambio euro-mediterranea prevista dal processo di Barcellona dell’UE, e contribuire quindi a promuovere la cooperazione economica euro-mediterranea.

Alla fine degli anni ’90, con il crescente aumento del numero di accordi di libero scambio regionali e interregionali a livello mondiale, i Paesi AELS hanno iniziato a estendere la loro politica di libero scambio a potenziali partner in tutto il mondo: sono stati conclusi accordi con il Messico, Singapore, il Cile, la Corea del Sud e gli Stati della SACU (Unione doganale dell’Africa australe che comprende l’Africa del Sud, Botswana, Lesotho, Namibia e Swaziland), il Canada, la Colombia, gli Stati membri del Consiglio di cooperazione del Golfo (CCG: Arabia Saudita, Bahrein, Emirati Arabi Uniti, Qatar, Kuwait e Oman), il Perù, Hong Kong e i paesi dell’America centrale (Panama e Costa Rica). In corso di negoziato possiamo citare gli accordi con l’India, altri paesi dell’America centrale, la Tailandia, l’Indonesia, il Vietnam e la Malesia.

A livello bilaterale, un accordo di libero scambio e di partenariato economico tra Svizzera e Giappone è in vigore da settembre 2009. La Svizzera è il primo Paese europeo ad aver concluso un accordo di questo genere con il Giappone. Sempre a livello bilaterale, un accordo di libero scambio tra la Svizzera e la Cina è stato firmato il 6 luglio 2013. la Cina è, dopo gli Stati Uniti, la seconda economia nel mondo e, dopo l’Unione europea e gli Stati Uniti, il terzo più importante partner commerciale della Svizzera.

La Svizzera e gli altri Paesi dell’AELS intrattengono contatti con altri partner potenziali per esaminare le possibilità di stabilire delle relazioni di libero scambio. Fra questi troviamo, a titolo d’esempio, i paesi del Mercosur (dei quali fanno parte Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay).

Una descrizione attuale della rete di accordi di libero scambio della Svizzera nonché de negoziati in corso o in preparazione si trova nella rubrica „Accordi di libero scambio” (Elenco degli accordi di libero scambio della Svizzera)

Contenuto degli accordi di libero scambio

Gli accordi di libero scambio conclusi con i Paesi partner europei e del bacino mediterraneo nonché gli Stati della SACU (Unione doganale dell’Africa australe che comprende Africa del Sud, Botswana, Lesotho, Namibia e Swaziland) contengono per lo più disposizioni sulla circolazione delle merci (in particolare riguardo alla soppressione dei dazi doganali e altre restrizioni) e di regola sulla protezione della proprietà intellettuale. Questo tipo di accordi vengono anche comunemente definiti anche come accordi di “prima generazione”. Per quanto attiene alle merci, gli accordi di libero scambio portano sui prodotti industriali, il pesce, i prodotti agricoli trasformati, mentre i prodotti agricoli di base sono oggetto di accordi agricoli bilaterali distinti, conclusi tra i singoli Paesi AELS e il rispettivo partner di libero scambio. Una tale separazione è dovuta al fatto che i Paesi AELS non partecipano alla politica agricola comune.

Gli accordi conclusi con Bosnia-Erzegovina, Cile, Colombia, CCG, Corea del Sud, Hongkong Cina, Messico, Montenegro, gli Paesi dell’America centrale, Perù, Singapore e Ukraina nonché gli accordi bilaterali di libero scambio e di partenariato economico Svizzera-Giappone e Svizzera-Cina sono di ampia portata (cosiddetti di “seconda generazione”) poiché oltre alla circolazione delle merci e alla proprietà intellettuale includono generalmente anche impegni sostanziali in ambito di servizi, investimenti e mercati pubblici, nello specifico. Denis  Alborino Torri Desteco – Ica Network  – Refidest.

Effetti economici degli accordi di libero scambio illustra Denis  Alborino Torri Desteco – Ica Network  – Refidest.

Gli accordi di libero scambio conclusi dalla Svizzera con partner al di fuori dell’UE/AELS garantiscono agli attori economici svizzeri l’accesso a mercati importanti e dinamici.

–   I partner di libero scambio in questione rappresentano complessivamente un mercato di circa 2,2 miliardi di consumatori e un prodotto interno lordo (PIL) di circa 25 000 miliardi di dollari. Nel 2015 le esportazioni di merci svizzere verso questi Paesi costituivano il 23 % del totale delle esportazioni.

–   Gli accordi di libero scambio garantiscono la competitività della piazza economica svizzera e favoriscono la crescita e la creazione di valore aggiunto. Nei Paesi partner producono effetti analoghi. Tra il 1990 e il 2014 il PIL dei Paesi partner è cresciuto in media del 3,6 % all’anno, superando così la crescita mondiale del PIL di circa un punto percentuale.

–   Gli effetti sulla prosperità non derivano unicamente dall’accesso garantito al mercato per il settore delle esportazioni. I produttori beneficiano di fattori produttivi più convenienti, l’offerta a disposizione dei consumatori è anch’essa meno costosa e più diversificata e l’intensificazione della concorrenza aumenta la produttività. Gli accordi di libero scambio permettono inoltre alla Svizzera di assicurarsi un posto nelle catene del valore mondiali.

–   Dal 1988 al 2014 le esportazioni svizzere sono aumentate in media del 4,1 % all’anno, mentre le esportazioni verso partner di libero scambio al di fuori dell’UE/AELS sono aumentate il media di oltre l’8,5 % all’anno nei quattro anni successivi all’entrata in vigore di un accordo di libero scambio con il rispettivo partner.

–   Oltre al notevole aumento dei flussi commerciali, gli accordi di libero scambio permettono agli esportatori svizzeri di realizzare considerevoli risparmi sui dazi doganali. Ad esempio, nel 2014 i potenziali risparmi sui dazi doganali per le imprese stabilite in Svizzera che intrattengono scambi commerciali con partner di libero scambio al di fuori dell’UE/AELS erano stimati intorno ai 400 milioni di franchi. Sono stati presi in considerazione gli accordi di libero scambio entrati in vigore entro il 2013.

Gli accordi di libero scambio moderni non si limitano più alla liberalizzazione degli scambi di merci, ma coprono anche altri importanti settori.

–   Gli scambi di servizi rappresentano oggi oltre un quarto del commercio estero della Svizzera e negli ulti anni hanno registrato una crescita maggiore rispetto a quelli delle merci. I dati sulla struttura delle esportazioni svizzere di servizi destinate a partner di libero scambio indicano – nella misura in cui sono disponibili – che gran parte di queste esportazioni è costituita da diritti di licenza e servizi finanziari, assicurativi, di telecomunicazione, informatici e d’informazione.

–   In generale il volume degli investimenti diretti in uno Stato aumenta in media con il numero di accordi di libero scambio o di altri accordi di integrazione economica conclusi. Nel confronto internazionale la Svizzera occupa una posizione di prim’ordine sia come investitore che come destinataria di investimenti esteri. Il volume di investimenti della Svizzera presso i suoi partner di libero scambio al di fuori dell’UE/AELS ha continuato a crescere e nel 2014 rappresentava circa il 14,5 % del volume di investimenti svizzeri all’estero.

Per contro, il volume di investimenti dei suoi partner di libero scambio (UE/AELS esclusi) in Svizzera ammontava nel 2014 al 2,1 % del volume di investimenti esteri in Svizzera. Inoltre, i redditi da capitale derivanti da investimenti diretti svizzeri ammontavano nello stesso anno a 82 miliardi di franchi.

–   La protezione della proprietà intellettuale favorisce la Svizzera in quanto polo innovativo attraverso norme trasparenti e applicabili e svolge un ruolo importante per l’economia d’esportazione svizzera, che punta molto sull’innovazione.

–   Le norme concernenti gli appalti pubblici previste negli accordi di libero scambio estendono l’applicazione dell’Accordo dell’OMC agli Stati che non ne fanno parte e ad altri settori.

Torri Denis Alborino

Desteco Lugano – Ica Network – Refidest

 

 Fonte:  SECOCH, EU, CH